Stai pagando aria al posto di gamberi: il trucco delle aziende che ti costa centinaia di euro all’anno

I gamberi surgelati rappresentano uno dei prodotti più venduti nei reparti frozen dei supermercati italiani, spesso accompagnati da slogan accattivanti che promettono naturalezza e benefici proteici. Tuttavia, dietro queste etichette patinate si nasconde una realtà ben diversa da quella che i consumatori immaginano di portare sulle proprie tavole.

La strategia del “naturale”: quando il marketing supera la realtà

Le confezioni di gamberi surgelati abbondano di claim seducenti: “100% naturali“, “ricchi di proteine“, “ideali per la tua dieta“. Questi messaggi creano nella mente del consumatore l’immagine di un prodotto genuino, pescato nelle acque cristalline e immediatamente congelato per preservarne la freschezza. La realtà, però, racconta una storia completamente diversa.

Il termine “naturale” nel settore alimentare non ha una definizione rigida quanto si potrebbe pensare. Un gambero può essere considerato “naturale” anche se trattato con una serie di sostanze chimiche durante il processo di lavorazione e conservazione. Questa ambiguità normativa permette alle aziende di utilizzare claim pubblicitari che, pur rimanendo tecnicamente corretti, risultano fuorvianti per il consumatore finale.

I segreti nascosti nell’etichetta: additivi e conservanti

La maggior parte dei gamberi surgelati contiene additivi conservanti che raramente vengono evidenziati in modo chiaro sulle confezioni. Tra questi, i sulfiti rappresentano probabilmente l’esempio più significativo. Queste sostanze, indicate in etichetta con sigle come E220, E221, E222 e E223, vengono utilizzate per mantenere il caratteristico colore rosato dei crostacei e prevenire l’ossidazione.

I sulfiti, seppur autorizzati dalla normativa europea, possono causare reazioni allergiche in soggetti sensibili, provocando sintomi che vanno dal semplice mal di testa a disturbi respiratori più seri. Paradossalmente, questi additivi sono più presenti proprio nei prodotti che si presentano come “naturali” e “salutari”.

Altri additivi comuni nei gamberi surgelati

  • Tripolifosfato di sodio (E451): utilizzato per trattenere l’umidità e aumentare il peso del prodotto
  • Acido citrico (E330): antiossidante che previene il deterioramento
  • Eritorbato di sodio (E316): conservante che mantiene il colore

L’inganno degli allevamenti intensivi mascherati

Molti consumatori acquistano gamberi surgelati convinti di sostenere la pesca sostenibile, quando in realtà la stragrande maggioranza di questi prodotti proviene da allevamenti intensivi situati principalmente in Asia e Sud America. Questi impianti di acquacoltura hanno un impatto ambientale devastante, spesso non dichiarato o minimizzato sulle confezioni.

Gli allevamenti intensivi di gamberi richiedono l’utilizzo massiccio di antibiotici e sostanze chimiche per prevenire malattie in ambienti sovraffollati. Inoltre, la costruzione di queste vasche comporta spesso la distruzione di ecosistemi delicati come le mangrovie, fondamentali per l’equilibrio marino locale.

Il trucco delle porzioni e del peso

Un altro aspetto poco noto riguarda la gestione del peso dei gamberi surgelati. Il processo di glassatura, che consiste nel ricoprire il prodotto con uno strato di ghiaccio, può rappresentare fino al 20-30% del peso totale della confezione. Questo significa che quando acquistiamo 500 grammi di gamberi, in realtà ne stiamo portando a casa circa 350-400 grammi effettivi.

Questa pratica, pur essendo legale se dichiarata correttamente in etichetta, viene spesso utilizzata come strategia di marketing per offrire prezzi apparentemente più convenienti, quando in realtà il costo al chilogrammo del prodotto netto risulta significativamente più alto.

Come difendersi: la guida per il consumatore consapevole

Per non cadere nelle trappole del marketing, è fondamentale sviluppare alcune competenze di lettura critica delle etichette. Prima di tutto, è necessario verificare sempre l’elenco degli ingredienti, dove sono elencati tutti gli additivi utilizzati in ordine di quantità presente.

La provenienza del prodotto rappresenta un altro elemento cruciale: gamberi provenienti dal Mediterraneo o dall’Atlantico del Nord hanno generalmente un impatto ambientale inferiore rispetto a quelli di allevamento tropicale. Inoltre, è importante prestare attenzione alla dicitura “peso netto sgocciolato” per comprendere la quantità effettiva di prodotto che stiamo acquistando.

Alternative più sostenibili

Esistono opzioni più trasparenti sul mercato, anche se spesso a prezzi leggermente superiori. I gamberi certificati da organismi di controllo ambientale, quelli pescati con metodi tradizionali o quelli provenienti da allevamenti biologici rappresentano scelte più consapevoli, anche se richiedono una ricerca più attenta tra gli scaffali del supermercato.

La prossima volta che vi troverete davanti al banco dei surgelati, ricordatevi che dietro ogni claim pubblicitario si nasconde una strategia di marketing studiata a tavolino. Solo un consumatore informato può fare scelte davvero consapevoli, trasformando l’atto dell’acquisto in un gesto di responsabilità verso la propria salute e l’ambiente.

Cosa ti colpisce di più dei gamberi surgelati?
Il ghiaccio vale il 30%
Pieni di sulfiti e additivi
Vengono da allevamenti intensivi
Sembrano naturali ma non lo sono
Il prezzo reale è molto più alto

Lascia un commento